domenica 21 marzo 2021

L'Utopia di Tommaso Moro secondo Berlusconi

 Il plagio che non ti aspetti: una storia recuperata spulciando i giornali

Ormai è diventato per me proprio un vizio quello di spulciare giornali di molti anni fa per scoprire qualche appetitosa chicca da offrire a chi quegli anni non ha vissuto o di cui ha perso memoria.

Questa volta tocca ad un articolo, risalente a una quindicina di anni, fa di Marco Travaglio, oggi direttore del “Fatto Quotidiano” e invece in forza a “Repubblica” al tempo al quale ci riferiamo, esattamente il 23 marzo 2006.

Ciò che mi spinge a questo “rinfresco” di memoria è il desiderio di sottolineare che, oltre alla responsabilità del degrado morale che ha provocato al Paese, grazie agli spettacoli avvilenti offerti dalle sue televisioni e a quelli delle sue avventure personali muliebri e giudiziarie, il già cavaliere Silvio Berlusconi ha coltivato anche il “vizietto” di atteggiarsi, senza alcun merito concreto, ad intellettuale.

Qualche italiano può forse ricordare come egli si vantasse di passare (a pagamento!) la versione di latino ai compagni di classe, ma forse pochi hanno memoria dell’istruttivo aneddoto ricordato, appunto, da Travaglio nell’articolo sopra citato.

Siamo in un’estate di metà degli anni Ottanta e il prof. Luigi Firpo, noto storico del pensiero politico, in particolare di Machiavelli, Erasmo e Moro, nonché già deputato repubblicano alla Camera, si sta godendo con la moglie la villeggiatura nella sua villa sulle colline del Torinese, guardando la Tv.

Ma ecco che su Canale Cinque gli compare Silvio Berlusconi, intervistato da una graziosa signorina, sua dipendente, che non mancò di esaltarne la straordinaria preparazione culturale proclamandolo grande studioso dei classici. E mentre il Cavaliere per antonomasia si schermiva, ostentando modestia, lei continuò, affermando che il suddetto “dottore” aveva appena pubblicato un´edizione pregiata dell´Utopia di Tommaso Moro, con una bellissima prefazione e una perfetta traduzione dal latino! Da qui l’affermazione dell’intervistato: “Beh, in effetti il latino non lo conosciamo tutti, bisogna tradurlo!”.

Fu allora che il professor Firpo, che aveva da poco tradotto e commentato proprio un´edizione dell´Utopia di Moro per l´editore Guida di Napoli, sentendo poi anche leggere dall’intervistatrice, ad esaltazione del genio berlusconiano, la prefazione del Cavaliere, proruppe indignato: “Ma quella prefazione è la mia! È tutta copiata! Ma chi è questo signore? Ma come si permette?”.

Così ho riassunto l’articolo di Travaglio, che poi così continua nel suo articolo, risalente come detto, al 2006:

L´episodio è tornato in mente a Laura Salvetti, la vedova di Firpo [scomparso nel 1989, n.d.r.], qualche giorno fa, quando Silvio Berlusconi in una delle sue tele-esternazioni elettorali si è così descritto in terza persona: «Il presidente del Consiglio si è nutrito di ottime letture e ha un curriculum di studi rilevantissimo...». È corsa in archivio, ha estratto una cartella intitolata "Berlusconi", ne ha cavato uno strano bigliettino autografo del Cavaliere e ha deciso di raccontarne il retroscena”.


In sostanza, ancora riassumendo quanto raccolto allora da Travaglio nell’intervista alla Salvetti, scoperto che Berlusconi aveva copiato la sua versione dell’Utopia di Thomas More, Firpo aveva cercato, prima di tutto, di avere il libro firmato dall’illustre quanto svergognato pseudo-autore, riuscendo con difficoltà (gli spiegarono che era un’edizione privata) a procurarsene in visione una copia, da cui risultò subito irrefutabilmente che interi brani della prefazione e tutta la traduzione dal latino era stata dall’uomo di Arcore copiata! Furibondo, gli scrisse minacciando la denunzia. Ma, qui, lasciamo di nuovo la parola a Travaglio:

A questo punto inizia un irresistibile balletto telefonico, con il Cavaliere che cerca scuse puerili per placare l´ira dell´austero cattedratico, e questi che, sbollita la furia, si diverte a giocare al gatto col topo. Firpo minaccia di mettere in piazza tutto e trascinarlo in tribunale. «Berlusconi - ricorda la moglie - incolpò subito una collaboratrice, che a suo dire avrebbe copiato prefazione e traduzione a sua insaputa. E implorò Firpo di soprassedere, pur precisando di non poter ritirare le mille copie già stampate e regalate ad amici e collaboratori. Firpo, capito il personaggio, cominciò a divertirsi alle sue spalle. Lo teneva sulla corda con la causa giudiziaria. E Berlusconi continuava a telefonare un giorno sì e un giorno no, con una fifa nera. Pregava di risparmiarlo, piagnucolava che uno scandalo l´avrebbe rovinato”.

In una seconda fase, nel tentativo di rabbonire il professore, arrivarono regali costosi, che Firpo rispediva sdegnosamente al mittente. Ma anche le telefonate continuavano, come risulta dall’intervista:

«Passava - ricorda la moglie Laura - intere mezz´ore al telefono col Cavaliere. E alla fine correva a raccontarmele, fra l´indignato e il divertito: sapessi quante barzellette conosce quel Berlusconi. È un mercante di tappeti, una faccia di bronzo da non credere, sembra di essere in una televendita».

Il tira e molla si trascinò per mesi e ci fu pure uno scambio di lettere, che all’epoca dell’intervista erano ancora riservate, ma si sarebbero potute rendere pubbliche solo nel 2009, vent´anni dopo la morte dello studioso (e chissà se lo sono state!).

Così termina l’illuminante intervista alla consorte dello studioso:

Nel frattempo Berlusconi aveva pubblicato un´edizione riveduta e corretta dell´Utopia, senza più la prefazione copiata e con la traduzione di Firpo regolarmente citata. Ma Firpo seguitava a fare l´offeso, ripeteva che la cosa era grave e la stava ancora valutando con gli avvocati. Un giorno lo invitarono a Canale 5 per parlare del Papa e si ritrovò Berlusconi dietro le quinte che gli porgeva una busta con del denaro, ‘per il suo disturbo e l´onore che ci fa’. Naturalmente la rifiutò. Poi a Natale arrivò un corriere da Segrate con un bouquet di orchidee che non entrava neppure dalla porta e un pacco: dentro c´era una valigetta ventiquattr´ore in coccodrillo con le cifre LF in oro. Il biglietto d´accompagnamento è intestato Silvio Berlusconi, datato ‘Natale 1986’ (ma l´ultima cifra è uno scarabocchio) e scritto a penna: ‘Molti cordiali auguri ed a presto... Spero! Silvio Berlusconi’.

Poi una frase aggiunta a biro: ‘Per carità non mi rovini!!!’. Ma Firpo continuò il suo gioco: rispedì la borsa a Berlusconi, con un biglietto beffardo: ‘Gentile dottore, la ringrazio della sua generosità, ma gli oggetti di lusso non mi si confanno: sono un vecchio professore abituato a girare con una borsa sdrucita a cui sono molto affezionato. Quanto ai fiori, la prego anche a nome di mia moglie Laura di non inviarcene più: per noi, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi...’. Non lo sentimmo mai più”.

Che sia stato per quest’ultima allusione?

Felice Irrera



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