A lungo andare noi occidentali dovremo fare i conti col nostro passato
Migranti,
clandestini, rifugiati: non si parla d’altro nei giornali, nei
telegiornali, nei mille talk-show che popolano la nostra vita. Ed è
ormai da diversi anni che, con qualche pausa riservata alle “egregie
opere” di Berlusconi, Monti o Renzi, è così. Inizialmente, i
barconi provenienti dalla Libia carichi di questa povera gente,
arrivavano più o meno vicini a Lampedusa; poi c’è stata la
missione umanitaria dell’Italia che andava a raccoglierli, man mano
che i barconi stessi diventavano sempre più fatiscenti, al largo
delle coste libiche; più tardi l’aiuto, ma solo quello delle navi,
non dell’accoglienza in Paesi diversi dal nostro, di altre navi
europee. Era il massimo cui l’Europa dei banchieri, trincerata
dietro l’accordo di Dublino che stabiliva come l’accoglienza
spettasse al Paese dove essi approdavano, voleva dare, aggiungendovi
magari un po’ di milioni di euro per i campi d’accoglienza da
allestire, naturalmente, in Italia.
Ed ecco venir fuori, allora, il genio dei nostri governanti e dei malavitosi di casa nostra, spesso in combutta con i primi: mentre gli uni facevano in modo, con una blanda sorveglianza ai campi e un’identificazione (prevista dai trattati europei) che tardava per mesi, di permettere ai migranti di fuggire verso Paesi più ricchi del nostro e dove quindi le possibilità di lavoro erano maggiori, eliminando così il problema di mantenerli; gli altri s’insinuavano nella gestione dei campi stessi, garantendosi lauti guadagni con la connivenza dei primi (Mineo è solo il caso più eclatante, come dimostrano le stesse intercettazioni di “Mafia Capitale”, dove i malavitosi affermano che l’accoglienza-migranti è ormai l’affare più lucroso).
A questo punto, l’Europa improvvisamente si sveglia. Perché? Solo in quanto si apre un’altra strada da parte dei trafficanti di uomini, data la difficoltà di trovare sempre nuovi barconi e l’endemica guerra in Libia: quella dei Balcani, dove una folla di disperati pone in crisi interi Paesi. Mentre alcuni di questi innalzano muri o in ogni modo pongono ostacoli all’accoglienza (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia) e altri rifiutano, comunque, le quote di accoglienza finalmente proposte da Bruxelles (Regno Unito e Danimarca), la teutonica Merkel si guadagna il consenso del mondo (rimasto intanto completamente inerte nella persona dell’inutile Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon) con l’astuta mossa di aprire l’accoglienza a centinaia di migliaia di persone, soprattutto siriani, più istruiti e che quindi, una volta inseriti e germanizzati, renderanno il Paese sempre più potente ed egemone in Europa! E ci sono pure gli Stati Uniti, disposti ad accogliere i Siriani, mentre alla frontiera messicana si spara sui disgraziati che tentano di entrare nel paese di Bengodi.
Da
notare che il criterio dell’accoglienza resta, in ogni caso, sempre
quello della provenienza da Paesi in guerra. Ma quali sono questi
Paesi? Solo la Siria, l’Afghanistan e l’Iraq, dove gli
occidentali hanno commesso errori madornali, destabilizzando tutta
l’area? E quelli dell’Africa nera, che attraversano il deserto
libico per fuggire, oltre che dalle endemiche guerriglie, dallo
sfruttamento delle multinazionali che li ha affamati? No. Chi cerca
di migliorare le proprie condizioni e di garantire un futuro a sé e
ai propri figli non ha diritto e deve essere rimandato lì da dove è
partito dopo aver lautamente pagato i trafficanti! L’Europa
dimentica così il suo colonialismo di secoli e quindi le proprie
responsabilità in questa situazione.
La
divisione tra migranti a causa di guerre e migranti a causa di fame
appare davvero assurda, se si vogliono davvero fare i conti con la
storia. Ma crediamo che, a lungo andare, sarà quest’ultima a fare
i conti con noi occidentali, il cui tenore di vita deriva anche dallo
sfruttamento al quale per secoli i popoli africani sono stati
sottoposti. Le colpe dei padri ricadono sui figli? Certamente: dai
tempi del peccato originale.
Felice Irrera