martedì 20 luglio 2021

LA PARTITA DELLA STORIA

 Abbiamo sconfitto in un campo di calcio gli inglesi a casa loro, ma rimangono le tante “sconfitte” inflitteci a casa nostra dalla longa manus di Londra...

Il ricordo di un libro letto un decennio fa mi è tornato alla mente dopo la finale del campionato europeo di calcio vinta dalla squadra nazionale italiana su quella inglese. Quest’ultima, come tutto quel Paese, era convinta di fare un solo boccone dell’Italia, tant’è vero che erano già pronti migliaia di gadget per celebrare quella sicurissima vittoria prima ancora che essa avvenisse!

Settantamila tifosi inglesi a Wembley, invece, sono rimati delusi, al punto di sfogare in modi tutt’altro che civili la propria rabbia, in quanto per loro la vittoria su un’Italia che dal cosiddetto Regno Unito ne aveva subite storicamente di tutti i colori, come una semplice colonia, era già scritta anche nell’ambito dell’innocuo pallone.

    A me, allora, mentre cercavo di capire i motivi dell’incredibile reazione inglese ad una semplice sconfitta sportiva, è ritornato in mente un bel libro, uscito esattamente dieci anni fa per l’editrice Chiarelettere, a firma di Marco Josè Cereghino e Giovanni Fasanella, che recava il titolo “Il golpe inglese” e trattava, grazie all’apertura di archivi britannici e statunitensi, dagli autori esplorati con cura, di quella storia invisibile del nostro Paese che va dal delitto Matteotti a quello di Aldo Moro, passando attraverso infiniti altri episodi che documentavano con tutta evidenza il desiderio pervicace, nutrito da un forte sentimento di superiorità proprio da parte britannica nei nostri confronti, di mantenere l’Italia in una condizione semicoloniale di servitù permanente, nel nome esclusivo degli interessi superiori (?) di S. M. britannica.

Ecco perciò snodarsi sotto i miei occhi increduli le trame segrete di fascisti e antifascisti del ventennio e degli anni successivi, spesso uniti nel doppiogiochismo; e l’appoggio inglese al separatismo siciliano come preludio al controllo della penisola nel secondo dopoguerra; il formarsi nel nord-Italia di un fronte, capeggiato da Edgardo Sogno, uomo dell’intelligence inglese, teso a contrastare il “pericolo” comunista, presente ossessivamente nella mente della governance britannica allora e anche in seguito.

Risulta chiaramente dai documenti allora acquisiti come un assiduo controllo fu esercitato dalla classe dirigente inglese succedutasi nel tempo (governante un popolo che tanto civile non sembra oggi essere se non sopporta una semplice sconfitta in una partita di calcio, sfogando la propria delusione con l’assalire gli esultanti tifosi italiani), tramite una quasi ossessiva pressione sulla politica, sui possedimenti coloniali e sulla nascente democrazia italiana del dopoguerra, grazie non solo alla propaganda, ma a reti occulte e persino alla mafia.

Particolare fu l’attenzione riservata più tardi dai nostri “amici e alleati” britannici a chi, come Enrico Mattei, cercò di far raggiungere al suo Paese l’autarchia petrolifera e, per l’efficacia della sua azione, che poteva compromettere il monopolio da essi esercitato, finì col rimetterci la vita nell’esplosione dell’aereo che lo trasportava, per responsabilità non accertate ufficialmente, ma in realtà piuttosto evidenti (cui prodest?).

    Propaganda serrata e guerra psicologica furono costantemente esercitate, allora e in seguito, nel nostro Paese dagli Inglesi nel campo dell’informazione; e quando Aldo Moro e Amintore Fanfani cercarono di riaprire con la loro politica la questione petrolifera, diverse azioni sovversive, nel libro ben documentate, furono esercitate da Junio Valerio Borghese e dall’onnipresente Sogno per riportare al centro l’asse della politica italiana; fino all’estremo tentativo, affidato sempre a Sogno, di risolvere, con un vero e proprio “golpe” quello che i nostri “amici” britannici, difensori della democrazia a casa loro, ma non in quella degli altri, giudicavano il “disordine” generato dalla democratica crescita del PCI in Italia e della graduale perdita da parte loro dell’egemonia petrolifera.

Interessantissimo, forse perché più vicino ai giorni da molti di noi vissuti in prima persona, la sezione del libro intitolata “Diario segreto”, che narra alcuni fatti, ben presenti nelle carte consultate, di quel 1976 in cui Londra scelse tra le diverse opzioni eversive da attuare in Italia una “azione sovversiva”, invece di un improponibile “golpe” di matrice sudamericana, che in Europa troppo scalpore avrebbe esercitato. Nella riunione del 14 aprile 1976 al Foreign Office, presieduta da Sir Alan Campbell si stabilì, appunto, questo ed è significativo che poco dopo lo stesso Campbell sarà nominato ambasciatore a Roma e qui resterà nel periodo bollente 1976-79.

    Si spiega bene così l’ipotesi, transitata in tanti processi, che, ben al di là delle responsabilità degli esecutori materiali del rapimento e della successiva esecuzione di Moro, una mano straniera abbia guidato gli assassini per eliminare colui che voleva valorizzare l’Italia proprio coinvolgendo nel governo quel PCI ritenuto dai Britannici, diversamente dal pensiero degli Americani, sempre inaffidabile, nonostante la sua evidente evoluzione determinata dall’azione di Enrico Berlinguer.

Così, concludono gli autori, crollò il sogno di modernizzazione dell’Italia, oggi sempre più sbiadito, affidato com’è, aggiungiamo noi, a partiti corrotti e imbelli, incapaci di guardare al futuro, mentre le multinazionali imperano senza controllo e le organizzazioni mafiose si espandono sempre più.

Oggi gli Inglesi, vedovi del loro impero, danno in escandescenze per una partita perduta; gli Italiani, dal canto loro, dovrebbero conoscere un po’ di più la storia, entusiasmandosi un po’ meno per una vittoria che non salda certo il conto di tante sconfitte.

Felice Irrera