venerdì 21 febbraio 2020

LA MACCHINA DEL FANGO A RITROSO NELLA STORIA

Oggi la si chiama così, ma siccome tale espressione altro non è che sinonimo di diffamazione, vorremmo far notare che essa è esistita da sempre ed è un trucco che si usa per eliminare gli avversari politici o gli alleati scomodi.
Volendo andare molto indietro nel tempo, prendo in prestito l’esempio che segue da una splendida conferenza di qualche anno fa di Tindaro Gatani, che fece notare come il più antico esempio documentato di manipolazione occulta dell’informazione è il Liber ad honorem Augusti (opera in distici e in tre libri della fine del XII secolo, nella quale celebrò la conquista del Regno di Sicilia, tessendo le lodi dell'Imperatore Enrico VI), di Pietro da Eboli, poeta e cronista (probabilmente un chierico) che è anche, in assoluto, la prima storia per immagini, il cui prezioso manoscritto originale è conservato presso la Burgerbiblkiothek di Berna.
Nel corso della conferenza, Tindaro Gatani, con l’aiuto dei versi e di alcune immagini originali, che qui riproponiamo, spiegò l’orribile calunnia che portò alla caduta del regno normanno di Tancredi di Lecce e all’avvento di quello svevo con Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa e sposo di Costanza di Altavilla. Tancredi è raffigurato nel manoscritto, come si può vedere, col volto di scimmia e Ursone, “medico rinomato e pieno di dignità”, mentre auspica che sia cancellato per sempre il giorno


in cui Tancredi ricevette lo scettro di re”, spiega al Poeta che quell’aborto di natura (Tancredi!) era dovuto al fatto che “non hanno depositato il loro seme in Tancredi entrambi i genitori, e, se anche lo hanno fatto, non si sono integrati bene. Il padre era un duca di sangue reale e la madre donna di stirpe modesta (…) la bassa condizione non può mischiarsi con la nobiltà”. Un “ventre vile rivomita il liquido virile e l’uomo è concepito dal solo seme materno”. “Un embrione sventurato” genera allora “un mostro detestabile”. Cosa che succede anche nel mondo animale quando una capra...


Ma per distruggere Tancredi Pietro da Eboli mira ad annientare anche i suoi più fedeli collaboratori come Matteo d’Ajello, diffamato, oltre che perché plebeo, di origini africane, brutto e bigamo (sic!), con l’accusa di pratiche stregonesche, quali quella di acquistare la sua forza lavandosi i piedi nel sangue di ragazzi fatti sgozzare dai suoi servi. Ed eccolo, appunto raffigurato con le estremità inferiori a bagno in un catino in cui un servo fa scorrere il sangue di un individuo a cui aveva appena tagliato il capo. Insomma un essere abietto. 


Siamo al massimo di un’inverosimile calunnia!
Eppure, anche grazie a Pietro da Eboli e alla sua “macchina del fango” le tre corone dell’Impero germanico, dell’Italia e della Sicilia cinsero allora una sola testa, quella appunto di Enrico VI, di cui l’autore era partigiano, e quell’atto scatenò numerose guerre in tutta Europa e fu all’origine della fine dei tre regni.
È questa, comunque, una manipolazione dell’informazione che costò molto tempo e fatica all’autore, che vi dedicò una cura particolare, forse in vista di un dono da fare all’imperatore, prospettiva che non si sa se poi effettivamente avvenuta.
Oggi, grazie ad internet, la fatica di calunniare è assai minore ed anche dei completi illetterati possono gettare fango su chiunque non per qualche scopo particolare (come nel caso del nostro Pietro), ma per dimostrare a se stessi soltanto di esistere: con la differenza che oggi ancora leggiamo i versi di Pietro e ammiriamo le miniature di questo straordinario codice, mentre le performances degli insulsi scribacchini di oggi sono scritte sulla sabbia!

Felice Irrera