Un'altra
opera del Maurolico “riconsegnata” ai messinesi in una nuova e
integrale traduzione dal latino.
È
uscita in questi giorni, per i tipi dell’editore Pungitopo,
l’ultima fatica di Felice Irrera e Giuseppe Puzzello: la versione
moderna in italiano del “Sicanicarum rerum compendium” del
messinese Francesco Maurolico, che nasce dal proposito degli autori
di dar seguito al progetto “Luci dalla storia di Messina” (già
iniziato con la prima versione italiana della secentesca Messina
illustrata del gesuita messinese Placido Samperi), ed ha
l’ambizione di offrire ai lettori italiani, e in particolare a
quelli siciliani, la possibilità di conoscere, nella lingua di oggi,
un’ampia parte della storia della Sicilia e di Messina.
L’unica
traduzione esistente precedente a questa era quella del sacerdote
palermitano Girolamo Di Marzo-Ferro, stampata per la prima volta a
Palermo nel 1844. Quest’ultima, però,
non solo mostrava, com’è naturale, i segni del tempo, ma
presentava pure, come puntualmente dimostrano i traduttori, numerose
imprecisioni sul piano linguistico e interpretativo e non poche
omissioni; carenze nella lettura delle fonti (per lo più accettate
acriticamente) e anche nella denominazione e individuazione dei
luoghi geografici, che mancavano di uniformità e precisione,
ingenerando in tal modo confusione nel lettore: adesso finalmente chi
legge la nuova traduzione è messo in grado di conoscere con
precisione dove determinati avvenimenti sono accaduti e così la
storia della nostra isola, dalle origini alla metà del Cinquecento,
risulta a tutti più chiara.
Un
grave difetto della versione del Di Marzo-Ferro
era, poi, lo spirito campanilistico, che talora raggiungeva
la faziosità, aleggiante in tutto il racconto, nel suo intento
malcelato di contrapporre all’importanza storica della città
mamertina la felice città di Palermo, sua città natale; mentre pure
rimproverava Maurolico d’incompletezza, di mancanza di
precisazioni, di eccessiva concisione, di qualche omissione, ma
soprattutto di non aver trattato in modo completo la storia
dell’isola, ma quasi soltanto quella di Messina, dimenticando
Palermo.
La
presente versione del Sicanicarum
rerum Compendium,
condotta sull’Editio
princeps di
esso, fu stampata a Messina nel 1562, su commissione
al Maurolico del Senato messinese, che intendeva replicare al
protagonismo di Palermo nelle vicende insulari. L’autore, tuttavia,
spiega, nella sua prefazione all’opera, di non aver scritto per
spirito municipalista, ma per amore di verità scientifica.
C’è
pure da sottolineare che questa traduzione è stata integrata
con quella dei frammenti editi successivamente dal Baluzio
(sicuramente opera dello stesso Maurolico) e, rettificando le
interpretazioni manifestamente erronee del primo traduttore,
integrandone le omissioni, precisando, uniformando e individuando la
denominazione attuale dei luoghi geografici, vuole offrire del
Compendium un’interpretazione linguistica equilibrata,
scorrevole e moderna, sempre giustificata dal testo.
È
importante pure osservare che Maurolico, secondo l’uso del tempo,
presenta nella sua opera solo generiche e limitate note a margine,
che poco aiutano chi va alla ricerca di precisi riferimenti. Questo
lavoro di traduzione, invece, propone
numerosissime note in corrispondenza di eventi, luoghi e
personaggi ormai lontani nel tempo, allo scopo preciso di aiutare il
lettore a districarsi nella selva, spesso oscura, data la lontananza
nel tempo, di quest’opera storica; mentre un’adeguata scelta
d’immagini relative ad un testo che ne era assolutamente privo
giova ad avvicinare il lettore ai luoghi e ai personaggi che
compaiono nell’opera.
Anche
per il fatto che esiste in città un liceo (l’unico in Italia) che
reca il nome del grande scienziato ed umanista, è un libro che fa
memoria e quindi non dovrebbe mancare nella biblioteca dei Messinesi.
Insomma un'opportunità per un prezioso regalo di Natale.
Giuseppe
Iannello