CARNEVALE
ITALIANO
per
l’italica teppa che governa,
un
po’ Arlecchino ed un po’ Pulcinella,
turlupinando
il popol Pantalone!
Anche
se piove, sento un gran calore
espandersi
all’interno del mio cuore:
son
ira e rabbia a farla da padroni
e
sento che io brucio sempre più!
Or
mi soccorre un ritmo di poeta
che
ritorna alla mente disperata
con
parole diverse improvvisate,
soltanto
da stanchezza suggerite.
Non
ho voglia
d’ascoltare
quei
grovigli
di
discorsi
che
si sentono
in tivvù;
in tivvù;
i commenti
accalorati
accalorati
di
famosi opinionisti
sopra
un tweet
di
Salvini
o
una papera di Gigi.
Sono
stanco
e
veramente
io
non reggo
proprio
oltre
ad
udir le stesse cose
ripetute
sempre più.
Lasciatemi
così
a
fantasticare,
in
un cantuccio
dimenticato,
magari
magari
tra
le quattro
capriole
di fumo
del
focolare.
Ed
ecco che nel sogno ora intravedo
di
governanti saggi un vero stuolo
sopravvenuto infine ad operare
sopravvenuto infine ad operare
per
il bene comune e non per dolo.
Essi han cacciato a calci nel sedere
i
gialloverdi matti e sciagurati
che
sono stati, è vero, sì, votati,
ma
da un popolo fatto di drogati
da
promesse impossibili al realizzo
che
puntualmente poi furon mancate.
Se
il popolo ingannato capirà,
anch’io,
come il poeta, un caldo buono
e
non soltanto l’ira sentirò.
Marzo
2019
BILANCIO
D’UN ANNO
Dal
quattro marzo duemiladiciotto
è
sol passato un anno e s’è già rotto
chi,
per voglia di nuovo, avea votato
la
Lega e i Cinquestelle in questo Stato!
Prima
essi aveano urlato il pistolotto
che,
vincendo, poi avrebbero tradotto
ogni
istanza del popolo indignato
nel
disegno di legge più accurato,
sicché
adesso il popolo sovrano,
da
lor davver servito pienamente,
sarebbe
stato alfine soddisfatto.
Sol
le teste di legno fan baccano!
Avanzare
promesse è un espediente,
ma
chi crede alle fole è un mentecatto!
UN
TRIUMVIRATO MALEFICO O IMBELLE
Governa
l’Italia un tal triumvirato
qual
mai s’era visto siffatto in passato:
un
volgo disperso cui nome non è
gli
ha delegato tremenda vendetta
di
fare su quelli che come una setta
il
solo Matteo chiamavano re.
Soltanto
che ora, con Conte e Di Maio,
un
altro Matteo col primo fa il paio,
più
rozzo di quello e d’accento lombardo,
lui
fa il dittatore con Peppe e Gigino,
comanda
ed impone di fargli un inchino
quand’anche
nel ruolo facesse un azzardo.
Gli
italici stuoli, che hanno punito
il
primo sovrano con un plebiscito,
inneggian
compatti a questo marpione
razzista
e ignorante, ma pronto a bloccare
un
po’ di migranti venuti dal mare
fingendo
trattarsi di vera invasione.
Che
Conte e Di Maio riprendan coraggio
e
aspettino solo la fine di maggio
per
dire la loro a questo cialtrone,
rendendo
l’orgoglio al volgo spregiato,
non
è nelle corde del nostro avvocato
che
ama non l’arco ma sol le poltrone.
Neppure
a Di Maio traluce dei padri
la
fiera virtù, talché questi ladri
del
nostro prestigio ne hanno l’appoggio:
ha
ormai dissipato il consenso raccolto
col
suo comportarsi davvero da stolto
e
certo di acume non può fare sfoggio.
E
allora? Soltanto un sussulto d’orgoglio
potrà
farci uscire da tutto l’imbroglio:
chi
questi ha votato così in buonafede
a
casa li mandi ogni volta che può
e
chi da quel voto allora scappò
ritorni
in cabina e dia lor la mercede!
Febbraio 2019
Felice Irrera