Il recente libro di Enzo Basso racconta il sogno infranto di una testata libera
C’era una volta... La solita favola, diranno i lettori di quest’articolo! No, lettori, avete sbagliato: c’era una volta “Centonove”!
“Non vorrai farci la storia di un numero, speriamo!”.
No davvero, amici miei, “Centonove” era un giornale. Ed era un giornale di Messina, il primo in Italia creato nel 1993, con un investimento limitato, da tre giornalisti ex collaboratori del Giornale di Sicilia, Enzo Basso, Graziella Lombardo e Fabio De Pasquale: l’anno dopo, scommessa vinta, avrebbe ottenuto i finanziamenti della legge 44 per l'imprenditoria giovanile.
Ecco come nacque un settimanale senza padroni, senza quegli intrecci azionari che producevano un’informazione paludata e piatta qual è ancora quella siciliana e che, forse per questo, si sarebbe persino fregiato nel 1998 del prestigioso premio giornalistico Saint-Vincent, ai tempi del cosiddetto “verminaio” di Messina, termine inaugurato dall’allora vicepresidente della Commissione Parlamentare antimafia Nichi Vendola, che avrebbe scoperto i tanti lati oscuri della nostra città.
Un giornale, dunque, del tutto nuovo (trentadue pagine formato Repubblica per approfondimenti di politica, economia, spettacolo, cultura, cronaca sui 108 comuni di Messina) nel panorama di una città addormentata, agli ultimi posti in Italia per qualità della vita, piena di pensionati e dipendenti pubblici adatti solo a consumare ciò che le industrie, che qui mancano, producono nel ricco nord.
Nato come settimanale provinciale, “Centonove” si propose ai lettori come testata d'inchiesta: retroscena politici, appalti e tangenti, interessi speculativi; un'anomalia in positivo per l'informazione messinese, capace di tirar fuori verità fino a quel momento rimaste sotto silenzio.
Negli anni, il giornale, pur tra mille problemi (creati da chi?) si espanse, conquistando la fiducia e la curiosità di alcune migliaia di lettori di Messina, provincia e oltre, ma...
Intanto chi vuol conoscere la sequenza degli avvenimenti, con le macroscopiche violazioni di legge menzionate dall’autore, che hanno portato alla morte di “Centonove” dopo venticinque anni di pubblicazioni, può leggere l’istant book dal titolo Bancarotta che lo stesso Basso ha recentemente pubblicato, reperibile nelle edicole: l’autore lo ha dedicato ai lettori di “Centonove” ed è un vero e proprio documento per i magistrati che dell’affaire dovranno occuparsi.
A proposito, quando?
Già diverse volte la Corte che doveva occuparsene è cambiata e il fondatore del giornale è ancora in attesa di giudizio. Ad ottobre saranno passati quattro anni dal suo arresto e dalla distruzione fisica di “Centonove” e tutto quello che gli è stato sequestrato non gli è stato ancora restituito e forse giace in qualche scantinato del Tribunale.
In attesa della riforma tanto attesa, qualcuno pensa forse per ora ad una bancarotta della giustizia?
Felice Irrera