mercoledì 27 giugno 2018

Men at work. DEMETRIO SCOPELLITI


Demetrio Scopelliti al lavoro
Demetrio Scopelliti è uomo e artista leggero, si vede proprio che si diverte a fare quello che fa. L’arte ha fatto parte della sua vita fin da quando aveva quindici anni, dice, e si muove per le stanze del suo studio come alla ricerca di qualcosa che non trova: in realtà sa benissimo dove sta ciascun disegno, ogni dipinto presente nei tre locali di contrada Acqua del Conte, a Messina. Tira fuori dei quadri che si vede che hanno i loro anni: “Queste sono fra le prime cose che ho fatto, quando ero infatuato di Mondrian”.

E da allora la pittura di Scopelliti è stata una continua ricerca, esperimento, scoperta di materiali sempre nuovi, ora nobili, più spesso proletari. I suoi supporti sono spesso vassoi di focaccia, carta da forno bruciacchiata, tavolette riciclate. Come le buone cenette ricavate dagli avanzi della festa. Mi indica una serie di lavori su tavolette di legno, strette e alte: “Per un periodo” dice, “sono stato affascinato da questo tipo di formati, stretti e che si sviluppavano in altezza. Avevo anche elaborato una sorta di giustificazione teorica, ma la verità è che avevo a disposizione solo questo materiale”. Ai suoi alunni, tra il serio e il faceto, spiegava che i vari “periodi” di Picasso probabilmente erano determinati, più che da scelte stilistiche o tematiche, dal fatto che si trovasse in abbondanza di colore blu o rosa…


Demetrio parla, parla e ascolta. Racconta i lunghi anni di insegnante di pittura nei licei artistici della Sicilia e della Calabria, i lunghi viaggi per raggiungere le scuole, e le gratificazioni che vengono dalla consapevolezza di aver lasciato qualcosa alle generazioni di studenti che si sono avvicendate nel tempo.
Con Aurelio Velentini
Poi, quando finisce il suo peregrinare scolastico, rientra a Messina e si rimette in gioco, riprendendo a esporre. Inizia con una mostra a Taormina, curata da Mariateresa Zagone, poi le sue uscite diventano più regolari, con interessanti esperienze personali e collettive, come la sua partecipazione a “Orientale Sicula”, una sorta di cooperativa che metteva assieme molti dei più bravi artisti messinesi, ancora fino a pochi anni fa, fino a che ce l’hanno fatta a portare avanti l’iniziativa. Lì ha conosciuto molti compagni di strada che ha apprezzato, come artisti e come uomini: Piero Serboli e il compianto Carlo Giorgianni su tutti.
E mentre parla e ascolta, Scopelliti continua a mettere mano ai diversi lavori che ha iniziati, sparsi sui vari tavoli e cavalletti in giro per lo studio. Ora incolla un cartone, ora sparge della sabbia su uno sfondo già colorato. “Sono lavori preparatori fatti dai miei alunni, per esercitarsi. Molti mi sono sembrati interessanti e li ho conservati, e ora li uso così, li completo”.

Quando inizia un lavoro, il nostro Man at Work non sa mai quale sarà il risultato finale: ne verrebbe meno il senso della ricerca, della sperimentazione. Era questo il senso di una sua pagina facebook che ha chiamato “Demetrio Scopelliti Apprendista Pittore”: l’avere sempre qualcosa da imparare, traguardi da raggiungere senza sapere esattamente quali. Avere un piano preciso è come se l’arte venisse subordinata ad altri tipi di necessità. “Conosco artisti che stabiliscono le dimensioni dei loro lavori sulla base delle misure del bagagliaio della propria auto. Dicono: ‘Ho preso queste tavole per lavorarci, stanno benissimo nel portabagagli’. Sembra un paradosso, ma è vero. Sono pittori bravissimi, dalla tecnica sopraffina, che quando danno la prima pennellata sanno già dove vanno a parare. Ma per me sono bravi artigiani, l’arte è un’altra cosa…”
 
Gerardo Rizzo