sabato 30 novembre 2013

A SCIGLIO UNA NUOVA CASA PER LA CULTURA

“Qui una volta c’era una bottega. Cinquant’anni fa però…” ci dice un uomo che all’epoca era un ragazzino. A Sciglio, frazione di Roccalumera, il negozio di alimentari di cui parla il signore ricadeva in un sobrio palazzotto di due piani - verosimilmente ottocentesco – che di recente l’avvocato Matteo Steri, oggi in pensione, ha ristrutturato. Steri, dopo una vita trascorsa a Varese a fare l’avvocato – ma senza mai tralasciare l’interesse per la Sicilia in tutti i suoi aspetti culturali – ha fatto nascere, in questo edificio di proprietà di famiglia, un centro culturale che promette di essere un punto di riferimento per tutta la riviera jonica della provincia messinese.
La struttura ospiterà una biblioteca formata da libri dello stesso Matteo Steri e avrà come pezzo forte una parte dell’archivio del grande latinista Concetto Marchesi, amico personale del promotore dell’iniziativa, ma si attendono donazioni da parte di volontari, con l’intento di creare un buon patrimonio documentario da mettere a disposizione degli studiosi. A disposizione di questi ultimi, all’occorrenza, c’è anche un accogliente appartamento ricavato al primo piano dell’edificio.
E intanto, nell’elegante struttura si susseguono le iniziative culturali. Lo scorso 14 si è svolto un incontro con Sebastiano Saglimbeni, poeta, narratore e editore originario di Limina. Sono seguite una conferenza dello storico aquilano Raffaele Colapietra sul centenario dell’impresa di Libia, e una iniziativa in favore del partigiano Edoardo Cavallaro, originario di Roccalumera, detenuto a Trieste e ucciso con altri cinquanta prigionieri durante una rappresaglia.
 
Gerardo Rizzo
Noveembre, 2012

L'ALTRA STORIA DEL MONUMENTO AI MARINAI RUSSI


Domenica 03 Marzo 2013

Un'opera dovuta dai messinesi ai suoi soccorritori, voluta e realizzata a tutti costi da altri...

La foto del bozzetto di Kufferle 
in un giornale russo del 1911

Nessun dubbio. Era il febbraio del 1909, nella prima seduta del consiglio comunale, si delibera senza esitazione di erigere un monumento ai marinai russi giunti in soccorso della città; le loro gesta sono rimaste nel cuore e nella mente dei messinesi che li hanno visti all'opera. Un “grazie” anche agli altri, certo: agli inglesi, ai francesi... Ma i russi sono su un altro piano. Si parla, si chiacchiera, si progetta: la piazza della nuova città dovrà intitolarsi a loro e le vie che ad essa conducono prenderanno i nomi delle navi che li avevano portati fino a noi.
Niente di tutto ciò, però, nei cento anni successivi viene realizzato. Facile o difficile spiegarlo, non è su questo che vogliamo soffermarci. Ma su quelle vicende che hanno portato tra il 2011 e il 2012 ad avere in città quel monumento che era ormai diventato una leggenda, un paradosso della storia e della comunicazione: infatti molti sparsi nel mondo, soprattutto in Russia erano convinti che quel monumento ci fosse già da tempo e che numerose vie a Messina fossero intitolate a loro, a quegli eroi che certo le meritavano: circolavano su internet perfino i nomi delle vie “fantasma”.

Nel 2008 la proverbiale inerzia delle nostre amministrazioni aveva fatto passare in sordina perfino il centenario del terremoto più catastrofico della storia dell'Europa moderna. Giornali e TV straniere se ne erano interessate, ma Messina era riuscita a non utilizzare che in minima parte i soldi ad hoc previsti dal governo italiano. Una delle tante occasioni perse. Niente di nuovo purtroppo.
Qualche anno dopo, era la primavera del 2011, una cittadina russa residente ad Agrigento si fa viva presentando al nostro sindaco un progetto di monumento ai marinai russi e dice: “faremo tutto noi, noi russi...”. “I russi che si fanno il monumento” – pensiamo, e non ci suona affatto bene. “E poi, che monumento vogliono mettere, con quali soldi?” Tutto appare alquanto strano e paradossale...

Ma perché stiamo a raccontare questa storia? Qualcuno ci ha pregato dicendoci: “perché i posteri sappiano...” Beh... vogliamo fidarci di questa persona. Le istituzioni messinesi hanno “latitato” a questo proposito per 103 anni e sostanzialmente hanno continuato a farlo... Con la differenza che, come per incanto, pur rimanendo passivi, si sono ritrovati in città un pezzo di storia immortalato in quella che è giudicata da molti esperti una delle opere memoriali più belle del nostro territorio.

Il monumento l'hanno voluto fortemente i russi, è vero... ma non è giusto dire i russi, l'hanno voluto alcune organizzazioni russe che non hanno badato a costi e al buon senso pur di realizzarlo e di realizzarlo nei tempi da loro dettati. Protagonista assoluta la Fondazione Sant'Andrea, che in collaborazione con altre rilevanti organizzazioni russe (il Centro della Gloria Nazionale e il Fondo Internazionale delle Lettere e della Cultura slava), ha condotto tutta “l'operazione”, appoggiando dietro le quinte prima il bozzetto della “russa-agrigentina” e poi passando improvvisamente al progetto “Kufferle”, a quell'idea di monumento cioè basata su un bozzetto realizzato nel 1911 da uno scultore italiano a San Pietroburgo. L'opera proposta dalla residente agrigentina era infatti artisticamente insostenibile; forse qualcuno aveva fatto sapere a Mosca che un esperto cultore messinese l'aveva definita “Madonno col bambino”. Si affrettano pertanto nella capitale russa, sul finire del 2011, a far realizzare un bozzetto in gesso dell'opera che vogliono impiantare a Messina. E a fine gennaio 2012 i vertici delle tre organizzazioni “benefattrici” giungono in riva allo Stretto per proporre l'agenda del progetto monumento...
Peccato che a Messina ci siano anche dei cultori di storia e della cultura russa che sul tema monumento siano ben ferrati... E che non bevono tutto quello che gli vien detto. Questi soggetti erano stati coinvolti come esperti già nel maggio del 2011 nei colloqui tra la Provincia Regionale di Messina e la Circoscrizione di Kronštadt di San Pietroburgo (sede storica della Flotta del mar Baltico alla quale appartenevano i soccorritori), in vista di un possibile gemellaggio tra le due entità amministrative. Anche il monumento era stato discusso e si era addivenuto ad una conclusione di notevole intelligenza culturale e storico-politica: si realizzeranno due copie del monumento del bozzetto di Pietro Kufferle, una verrà posta a San Pietroburgo (dove era stato fra l'altro conservato, nel Museo della Marina Militare, il bozzetto originale) e l'altra a Messina; imprescindibili interlocutori culturali, nella commissione che doveva seguire il progetto, ci sarebbero stati l'Istituto di Lingua Russa di Messina e l'Associazione Culturale “Messina-Russia”, entità alle quali appartengono i cultori di storia di cui sopra. Le autorità consolari russe in Sicilia sostengono e promuovono questa sorta di road map verso il futuro monumento. E la Fondazione S. Andrea? Per il momento non è ancora ufficialmente all'orizzonte. Poi, a settembre, il cambio della guardia nel corpo diplomatico russo siciliano, e se da un lato ci viene fatto sapere che si procederà per la strada intrapresa, dall'altro molti segnali vanno in direzione diversa. Ci viene detto che sarà “S. Andrea” di Mosca a fare il monumento, solo quello di Messina, Kronštadt/San Pietroburgo passano decisamente in secondo piano, anzi vengono inspiegabilmente rimosse. Siamo sconcertati perché temiamo in questo modo che si snaturi completamente il valore simbolico e morale del monumento e cominciamo ad esprimere per telefono i nostri dubbi. Sì, solo per telefono o email, perché la commissione rimane solo sulla carta. Il primo bozzetto solo apparentemente corrispondente all'originaleCerchiamo allora di mettere per iscritto le nostre perplessità in una sorta di documento ufficiale da indirizzare alla provincia regionale e ai moscoviti, che nel frattempo ci dicono verranno a Messina e porteranno copia in gesso del futuro monumento, e orgogliosamente ce ne spediscono anticipatamente una foto. Non crediamo ai nostri occhi: ma quel bozzetto non è quello di Kufferle, ci assomiglia soltanto ed è terribilmente più brutto; per non farci condizionare dalle nostre impressioni, lo facciamo vedere ad accreditati artisti locali, uno di loro lo definisce: “i pastorelli”. Sì è vero! Quei marinai sembrano proprio dei pastorelli del presepe, niente a che fare con l'originale. Inorriditi affrontiamo in una riunione burrascosa a Messina i rappresentati delle fondazioni russe. Che si mostrano infastidite e quasi sorprese dalla mancanza di riconoscenza nei loro confronti; si mostrano disponibili solo a delle concessioni per ritoccare il bozzetto, per il resto (per esempio: la stranezza di un monumento fatto a se stessi, la valenza culturale del coinvolgimento di San Pietroburgo) non ci sentono. Ci è chiaro che loro quel monumento lo faranno a qualunque costo, anche con il parere contrario dei russofili locali e che lo inaugureranno il 9 giugno (il motivo di tale data così irragionevolmente ravvicinata nessuno lo comprende), appena cioè qualche mese dopo aver spedito il progetto definitivo al Comune. Progetto che in realtà presenta la copia perfetta, come richiesto fortemente da noi, del bozzetto di Kufferle; ma che verrà smentito (con motivazioni aleatorie) dal prodotto finale realizzato: il monumento che oggi noi vediamo infatti, pur valido e apprezzato, è solo molto simile, ma non uguale a quello dello scultore italo-russo.
Che le organizzazioni in questione avrebbero tirato dritto per la loro strada, senza ascoltare piccoli e per loro insignificanti cultori della storia locale come noi, lo dice la vicenda parallela della realizzazione e della posa, sempre a carico della fondazione “S Andrea”, di una lapide a Reggio Calabria e soprattutto di un busto a Nicola II a Taormina: tutto ciò in supposto ricordo degli stessi marinai russi che sarebbero andati anche a Reggio e di uno zar che sarebbe venuto a soggiornare con la famiglia nella ridente località turistica siciliana. Due assurdità storiche che per scrupolo eccessivo ci siamo sentiti di far subito presente alle organizzazioni e che se fossimo stati liberi da vincoli di affetto per la Russia, avremmo impietosamente spiattellato nei giornali. Sapevamo infatti che sputtanare le organizzazioni russe e gli amministratori locali italiani compiacenti non sarebbe servito al buon nome dei tanti russi che non avrebbero certo condiviso certe scelte insensate e in generale non avrebbero giovato alla “causa” della promozione della cultura russa in città.

Apoteosi
Scopertura del monumento: le iscrizioni non sono assolutamente corrispondenti a quelle proposte e sollecitateci fino a qualche ora prima che venissero realizzate. Eppure si erano si erano fatte le ore piccole in città per tradurre dignitosamente in russo i testi dei versi del poeta Tommaso Cannizaro e la dedica composta per l'occasione dal cultore di storia locale Franz Riccobono. Ed invece: neanche l'ombra delle parole di quest'ultimi, ma lo stesso identico testo, molto discutibile, che ci era stato fatto vedere per apportare le modifiche del caso; nessuna correzione, niente di niente. Riccobono non si offende per la “sorpresa” e regala lo stesso, qualche minuto dopo, alla Fondazione S. Andrea delle pregevoli monete in oro, fatte appositamente coniare, a sue spese, a ricordo degli eroici marinai e a ringraziamento del dono del monumento.
Mezz'ora dopo, a pochi metri di distanza dal monumento appena inaugurato, il pranzo di gala incluso nel “pacchetto regalo monumento”. La Fondazione S. Andrea aveva pensato infatti proprio a tutto, anche ad offrirsi il pranzo, e giustamente stabilisce chi devono essere gli invitati italiani: tutte le autorità del caso e tanti burocrati delle amministrazioni, ma neanche un invitato della comunità culturale russofila! Neanche un rappresentante dell'università (studente o professore)! Neanche un discendente dei salvati dai russi! Io e qualcun altro ci infiliamo all'ultimo momento, autoinvitandoci: potevano dirci di no dopo che ci avevano visto decine di volte durante la fase preparatoria? La nostra presenza è comunque l'ultimo dei loro pensieri; la presenza dei cittadini alle celebrazioni era stata evidentemente per loro un optional (e, come avevamo previsto e preannunziato, c'era stata pochissima gente per strada). Uno degli obiettivi principali tuttavia viene raggiunto: le più importanti TV russe ne parlano ampiamente nei loro notiziari di punta; e quelle italiane? Beh, problema degli italiani, si sarà pensato. La sensazione è quella di un grande “show” andato in onda ad uso e consumo non si sa esattamente di chi.

Conclusione
A noi, alla città, è rimasto il monumento. Che facciamo, abbiamo la spudoratezza di non ringraziare? Ringraziamo il Destino che così ha voluto: che il monumento che dovevano fare i nostri concittadini ce lo regalassero chi avrebbe dovuto “riceverlo”. Per il resto ringraziamo, visto che la Fondazione S. Andrea ha inopinatamente dimenticato di farlo, Franz Riccobono per il dono delle monete, ma soprattutto per aver contribuito a custodire e tramandare con ostinazione la memoria delle gesta eroiche dei marinai. I monumenti non bastano!


Messina, marzo 2013
Giuseppe Iannello



scritto per “La Cricca” (n.2, 2013)
Ultimo aggiornamento Venerdì 03 Maggio 2013 21:34
 

L'EDITORIALE

L'editoriale

31 ottobre 2012 alle ore 23.54
                 

Honi soit qui mal y pense!
 Sia pure, ma non possiamo cominciare questa nuova avventura giornalistica senza spiegare al lettore i motivi che hanno portato un gruppo di amici, impegnati in vari ruoli sociali ma, per tanti aspetti, di idee convergenti, a scegliere questo titolo per una rivista da inviare dapprima ad amici e conoscenti, poi agli amici degli amici, poi…
No, non equivochiamo su quest’ultima frase.
Non siamo certo un gruppo d’intriganti, intenti a procurarci reciproci favori, una combriccola, una camarilla. Al contrario. Desideriamo allargare il più possibile il nostro gruppo basato su un idem sentire, per cui su questa rivista cercheremo di additare al pubblico disprezzo chi nella nostra società mostra comportamenti non consoni all’essere sociale che è l’uomo: sia essa la Chiesa, la Massoneria o anche un semplice circolo culturale, prevalentemente, ma non unicamente, di questa città.
Cercheremo pure di rilevare l’assurdità di certe mentalità che proliferano nella nostra società, allo scopo di intervenire, soprattutto con una presa di coscienza, per un cambiamento.
In tal senso, se mai, e solo in tal senso, i cinque fondatori di essa costituiranno sì una “cricca”, ma una cricca “onorevole”, nel senso positivo che, molti secoli fa, attribuiva al termine Monsignor Della Casa, il celebre autore del “Galateo”. Proprio questo vogliono essere i nostri eroi, con la modestia derivante dalla coscienza dei propri limiti: additare al pubblico ludibrio chi il galateo del vivere civile non conosce o finge di non conoscere; chi calpesta i diritti del prossimo; ma anche chi, vivendo nell’ignavia, consuma la sua vita inutilmente, affermando che il mondo è così e che non c’è niente da fare.
Vorremmo anche, con i nostri articoli (che desideriamo siano caratterizzati soprattutto dalla chiarezza), far conoscere al maggior numero possibile di persone la verità su avvenimenti storici sepolti dall’incuria o dall’ignoranza, facendoli uscire dal sepolcro retorico in cui sono stati immersi: “l’altra storia”, insomma.
Infine, non tralasceremo di segnalare sulla rivista pubblicazioni, di qualsiasi genere, che, secondo noi, andrebbero lette e diffuse non solo per accrescere la nostra cultura, ma anche per migliorare il nostro vivere sociale.
Siamo convinti che c’è tanto da fare e che se ognuno di noi, redattori e lettori (chiamati questi ultimi a collaborare con note, richieste di chiarimenti e veri e propri articoli che seguano la linea che qui abbiamo esposta), farà la sua parte, la realtà in cui ogni giorno ci troviamo immersi, e che troppo spesso non ci piace, non potrà che migliorare.
Auguri a “La Cricca” e ai nostri lettori!
Felice Irrera