mercoledì 2 settembre 2015

MATTEO L’APOSTOLO ED ALTRI OMONIMI

San Matteo, apostolo ed evangelista, fu chiamato da Gesù ad essere uno dei dodici apostoli Era esattore delle tasse, un mestiere non certo amato (allora come ora) dal popolo: forse proprio per questo il Salvatore lo chiamò a sé.
 
Oggi ci sono due politici di nome Matteo che spopolano sul web e sui giornali: Matteo Renzi, il salvatore d’Italia, e Matteo Salvini, il castigatore dei migranti.
Anche loro, come l’apostolo non sono molto amati.
Il primo, oltre a snocciolare annunci cui non seguono fatti e fanfaronate ad ogni passo, comunica twittando, con ciò dimentico che la maggior parte del popolo italiano, soprattutto di una certa età, non sa nemmeno che cosa è il web (eppure, gli anziani votano; ma forse il presidente del Consiglio non li reputa importanti). Il suo “decisionismo”, poi, è diventato addirittura leggendario: se convoca le parti sociali su qualche problema, li ascolta per poi congedarli e stabilire ciò che già aveva risoluto di fare! Tipico il caso del decreto sulla cosiddetta “buona scuola”, che davvero tale non è, prevedendo una vera e propria “deportazione” di insegnanti precari (che il buon Matteo è stato costretto a immettere in ruolo da una sentenza della Corte di Giustizia europea) dalle loro famiglie, dai propri figli e, cosa ancora più grave per un cattolico professante come lui, senza dare la minima chance di poter rimanere vicino casa a coloro che assistono familiari disabili!

Ed eccoci a Matteo Salvini, colui che specula sui peggiori istinti dell’uomo, uno dei quali è certamente la paura del diverso, riuscendo così a conseguire i migliori risultati elettorali, ma facendo un pessimo servizio all’Uomo italiano, sì quello con la U maiuscola. Le sue magliette, con scritte che sarebbero da definire goliardiche se non fossero pericolose per una pacifica convivenza tra persone di etnie diverse, sono ormai oggetto di collezionismo sul web, dove anche lui come Renzi twitta continuamente proponendo, per risolvere il problema dei migranti, ricette da brivido (ricordate i cannoneggiamenti?), o che non tengono conto del contesto internazionale, come la proposta di non farli partire istituendo dei punti di raccolta in nord-Africa. Che bravo, Salvini! Chissà se qualche suo ascendente, immigrato poi in Svizzera o in Argentina, sarebbe stato contento di essere “attendato” sine die sulle rive del Po! Vero è che, in realtà, i vari governi italiani all’epoca succedutisi erano ben contenti di far emigrare gli Italiani, così come i governi dei Paesi africani da cui oggi provengono i migranti si sbarazzano volentieri di bocche da sfamare che testimoniano, come un tempo fu per i governi italiani incapaci di risolvere la questione meridionale, della loro inettitudine e corruzione.

Chissà che il Giubileo straordinario indetto da papa Francesco non faccia cambiare atteggiamento a questi due Matteo, inducendo, almeno, l’uno, a un minor numero di smargiassate, l’altro a pensare meno all’elettorato leghista e più ai problemi reali del Paese.
Così forse Gesù potrebbe prendersi anche loro.

Felice Irrera


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