San Matteo,
apostolo ed evangelista, fu
chiamato da Gesù ad
essere uno dei dodici apostoli
Era esattore delle tasse, un mestiere non certo amato (allora come
ora) dal popolo: forse proprio per questo il Salvatore lo chiamò a
sé.
Oggi
ci sono due politici di nome Matteo che spopolano sul web e sui
giornali: Matteo Renzi, il salvatore d’Italia, e Matteo Salvini, il
castigatore dei migranti.
Anche
loro, come l’apostolo non sono molto amati.
Il
primo, oltre a snocciolare annunci cui non seguono fatti e
fanfaronate ad ogni passo, comunica twittando, con ciò dimentico che
la maggior parte del popolo italiano, soprattutto di una certa età,
non sa nemmeno che cosa è il web (eppure, gli anziani votano; ma
forse il presidente del Consiglio non li reputa importanti). Il suo
“decisionismo”, poi, è diventato addirittura leggendario: se
convoca le parti sociali su qualche problema, li ascolta per poi
congedarli e stabilire ciò che già aveva risoluto di fare! Tipico
il caso del decreto sulla cosiddetta “buona scuola”, che davvero
tale non è, prevedendo una vera e propria “deportazione” di
insegnanti precari (che il buon Matteo è stato costretto a immettere
in ruolo da una sentenza della Corte di Giustizia europea) dalle loro
famiglie, dai propri figli e, cosa ancora più grave per un cattolico
professante come lui, senza dare la minima chance
di poter rimanere vicino casa a coloro che assistono familiari
disabili!
Ed
eccoci a Matteo Salvini, colui che specula sui peggiori istinti
dell’uomo, uno dei quali è certamente la paura del diverso,
riuscendo così a conseguire i migliori risultati elettorali, ma
facendo un pessimo servizio all’Uomo italiano, sì quello con la U
maiuscola. Le sue magliette, con scritte che sarebbero da definire
goliardiche se non fossero pericolose per una pacifica convivenza tra
persone di etnie diverse, sono ormai oggetto di collezionismo sul
web, dove anche lui come Renzi twitta continuamente proponendo, per
risolvere il problema dei migranti, ricette da brivido (ricordate i
cannoneggiamenti?), o che non tengono conto del contesto
internazionale, come la proposta di non farli partire istituendo dei
punti di raccolta in nord-Africa. Che bravo, Salvini! Chissà se
qualche suo ascendente, immigrato poi in Svizzera o in Argentina,
sarebbe stato contento di essere “attendato” sine
die sulle
rive del Po! Vero è che, in realtà, i vari governi italiani
all’epoca succedutisi erano ben contenti di far emigrare gli
Italiani, così come i governi dei Paesi africani da cui oggi
provengono i migranti si sbarazzano volentieri di bocche da sfamare
che testimoniano, come un tempo fu per i governi italiani incapaci di
risolvere la questione meridionale, della loro inettitudine e
corruzione.
Chissà
che il Giubileo straordinario indetto da papa Francesco non faccia
cambiare atteggiamento a questi due Matteo, inducendo, almeno,
l’uno, a un minor numero di smargiassate, l’altro a pensare meno
all’elettorato leghista e più ai problemi reali del Paese.
Così
forse Gesù potrebbe prendersi anche loro.
Felice Irrera

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