Domenica 03 Marzo 2013 | ||
Un'opera dovuta dai messinesi ai suoi soccorritori, voluta e realizzata a tutti costi da altri...
Nessun
dubbio. Era il febbraio del 1909, nella prima seduta del consiglio
comunale, si delibera senza esitazione di erigere un monumento ai
marinai russi giunti in soccorso della città; le loro gesta sono rimaste
nel cuore e nella mente dei messinesi che li hanno visti all'opera. Un
“grazie” anche agli altri, certo: agli inglesi, ai francesi... Ma i
russi sono su un altro piano. Si parla, si chiacchiera, si progetta: la
piazza della nuova città dovrà intitolarsi a loro e le vie che ad essa
conducono prenderanno i nomi delle navi che li avevano portati fino a
noi.
Niente
di tutto ciò, però, nei cento anni successivi viene realizzato. Facile o
difficile spiegarlo, non è su questo che vogliamo soffermarci. Ma su
quelle vicende che hanno portato tra il 2011 e il 2012 ad avere in città
quel monumento che era ormai diventato una leggenda, un paradosso della
storia e della comunicazione: infatti molti sparsi nel mondo,
soprattutto in Russia erano convinti che quel monumento ci fosse già da
tempo e che numerose vie a Messina fossero intitolate a loro, a quegli
eroi che certo le meritavano: circolavano su internet perfino i nomi
delle vie “fantasma”.
Nel
2008 la proverbiale inerzia delle nostre amministrazioni aveva fatto
passare in sordina perfino il centenario del terremoto più catastrofico
della storia dell'Europa moderna. Giornali e TV straniere se ne erano
interessate, ma Messina era riuscita a non utilizzare che in minima
parte i soldi ad hoc previsti dal governo italiano. Una delle tante
occasioni perse. Niente di nuovo purtroppo.
Qualche
anno dopo, era la primavera del 2011, una cittadina russa residente ad
Agrigento si fa viva presentando al nostro sindaco un progetto di
monumento ai marinai russi e dice: “faremo tutto noi, noi russi...”. “I
russi che si fanno il monumento” – pensiamo, e non ci suona affatto
bene. “E poi, che monumento vogliono mettere, con quali soldi?” Tutto
appare alquanto strano e paradossale...
Ma
perché stiamo a raccontare questa storia? Qualcuno ci ha pregato
dicendoci: “perché i posteri sappiano...” Beh... vogliamo fidarci di
questa persona. Le istituzioni messinesi hanno “latitato” a questo
proposito per 103 anni e sostanzialmente hanno continuato a farlo... Con
la differenza che, come per incanto, pur rimanendo passivi, si sono
ritrovati in città un pezzo di storia immortalato in quella che è
giudicata da molti esperti una delle opere memoriali più belle del
nostro territorio.
Il
monumento l'hanno voluto fortemente i russi, è vero... ma non è giusto
dire i russi, l'hanno voluto alcune organizzazioni russe che non hanno
badato a costi e al buon senso pur di realizzarlo e di realizzarlo nei
tempi da loro dettati. Protagonista assoluta la Fondazione Sant'Andrea,
che in collaborazione con altre rilevanti organizzazioni russe (il
Centro della Gloria Nazionale e il Fondo Internazionale delle Lettere e
della Cultura slava), ha condotto tutta “l'operazione”, appoggiando
dietro le quinte prima il bozzetto della “russa-agrigentina” e poi
passando improvvisamente al progetto “Kufferle”, a quell'idea di
monumento cioè basata su un bozzetto realizzato nel 1911 da uno scultore
italiano a San Pietroburgo. L'opera proposta dalla residente
agrigentina era infatti artisticamente insostenibile; forse qualcuno
aveva fatto sapere a Mosca che un esperto cultore messinese l'aveva
definita “Madonno col bambino”. Si affrettano pertanto nella capitale
russa, sul finire del 2011, a far realizzare un bozzetto in gesso
dell'opera che vogliono impiantare a Messina. E a fine gennaio 2012 i
vertici delle tre organizzazioni “benefattrici” giungono in riva allo
Stretto per proporre l'agenda del progetto monumento...
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Che
le organizzazioni in questione avrebbero tirato dritto per la loro
strada, senza ascoltare piccoli e per loro insignificanti cultori della
storia locale come noi, lo dice la vicenda parallela della realizzazione
e della posa, sempre a carico della fondazione “S Andrea”, di una
lapide a Reggio Calabria e soprattutto di un busto a Nicola II a
Taormina: tutto ciò in supposto ricordo degli stessi marinai russi che
sarebbero andati anche a Reggio e di uno zar che sarebbe venuto a
soggiornare con la famiglia nella ridente località turistica siciliana.
Due assurdità storiche che per scrupolo eccessivo ci siamo sentiti di
far subito presente alle organizzazioni e che se fossimo stati liberi da
vincoli di affetto per la Russia, avremmo impietosamente spiattellato
nei giornali. Sapevamo infatti che sputtanare le organizzazioni russe e
gli amministratori locali italiani compiacenti non sarebbe servito al
buon nome dei tanti russi che non avrebbero certo condiviso certe scelte
insensate e in generale non avrebbero giovato alla “causa” della
promozione della cultura russa in città.
Apoteosi
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Mezz'ora
dopo, a pochi metri di distanza dal monumento appena inaugurato, il
pranzo di gala incluso nel “pacchetto regalo monumento”. La Fondazione
S. Andrea aveva pensato infatti proprio a tutto, anche ad offrirsi il
pranzo, e giustamente stabilisce chi devono essere gli invitati
italiani: tutte le autorità del caso e tanti burocrati delle
amministrazioni, ma neanche un invitato della comunità culturale
russofila! Neanche un rappresentante dell'università (studente o
professore)! Neanche un discendente dei salvati dai russi! Io e qualcun
altro ci infiliamo all'ultimo momento, autoinvitandoci: potevano dirci
di no dopo che ci avevano visto decine di volte durante la fase
preparatoria? La nostra presenza è comunque l'ultimo dei loro pensieri;
la presenza dei cittadini alle celebrazioni era stata evidentemente per
loro un optional (e, come avevamo previsto e preannunziato, c'era stata
pochissima gente per strada). Uno degli obiettivi principali tuttavia
viene raggiunto: le più importanti TV russe ne parlano ampiamente nei
loro notiziari di punta; e quelle italiane? Beh, problema degli
italiani, si sarà pensato. La sensazione è quella di un grande “show”
andato in onda ad uso e consumo non si sa esattamente di chi.
Conclusione
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Messina, marzo 2013
Giuseppe Iannello
scritto per “La Cricca” (n.2, 2013)
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Ultimo aggiornamento Venerdì 03 Maggio 2013 21:34 |
sabato 30 novembre 2013
L'ALTRA STORIA DEL MONUMENTO AI MARINAI RUSSI
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