domenica 12 giugno 2016

COME TI PRESENTO UN LIBRO

E' veramente accaduto in riva allo Stretto. E alla fine anche lo scrittore...


Disegno di William Child
  Alcuni giorni fa, in una delle librerie cittadine, è stato presentato l’ultimo romanzo di un importante scrittore siciliano che scrive di cose siciliane.
C’era ovviamente lo scrittore, che sembrava chiedersi cosa stesse facendo lì, un po’ a disagio forse. Senza dire nulla, ma a bere piccoli sorsi d’acqua contro la salivazione azzerata.
E altrettanto ovviamente c’era il libraio, che in quanto padrone di casa e amico personale dello scrittore, si è sentito in dovere di dire qualcosa sullo scrittore e sul suo libro. Forse anche troppo, visto che l’ex giornalista che moderava la serata lo ha dovuto stoppare perché ha ritenuto che stesse invadendo il suo zappato.
Infatti a presentare la serata, a parlare del libro e smistare gli interventi dei relatori, c’era un ex giornalista del quotidiano locale, oggi in pensione come giornalista, quindi con più tempo a disposizione per scrivere di teatro, di arte e di letteratura, cioè per fare il giornalista.
C’era il direttore del quotidiano locale, che in qualità di direttore del quotidiano locale (benché – stando alle malelingue - il direttore lo faccia solo sulla carta: poi le decisioni le prendono altri…) ha ritenuto di non essere minimamente considerato tra quelli che dovevano contenere il proprio intervento nei quattro minuti concessi a ciascun relatore. E alla fine dell’intervento del direttore del quotidiano locale l’ex giornalista ci ha tenuto a precisare di essere in pensione, e che lo sforamento non era in nessun modo collegato ai rispettivi ruoli.
C’era l’antropologo - che un tempo era stato anche sindaco di un’altra città - che ha fatto una relazione antropologica sul libro dello scrittore. Essendo stato anche un politico, avrebbe anche potuto farne una politica, ma l’ha fatta antropologica.
C’era il filosofo, che spesso fa i suoi bravi interventi sul quotidiano locale, e che ha fatto un intervento filosofico, mettendo le mani avanti e dicendo di essere “vichianamente” fuori posto.
C’era anche il geografo, già politico e già presidente della regione, e che quindi c’entrava come il parmigiano sugli spaghetti con le cozze; però lui c’entra in tutte le manifestazioni di questo genere. Per di più, nella fattispecie, era stato compagno di scuola dello scrittore, e pertanto aveva tutto il diritto di dire la sua.
C’era la prof in pensione, che sembrava sentirsi un po’ a disagio in mezzo a cotanto senno, e che tuttavia ha detto poche cose, ma chiare e semplici. E che si capiva che aveva letto il libro.
C’era la prof in attività, che non voleva essere da meno rispetto al direttore del quotidiano locale, costringendolo a tornare sugli argomenti trattati.
E dopo tutti questi c’era lo storico locale. A quel punto, tutto quello che si poteva dire sull’ultimo libro dello scrittore era già stato detto e in buona parte anche ripetuto, chiosato e puntualizzato, scomodando perfino Italo Calvino e Harold Bloom: così lo storico locale ha pensato bene di deviare verso il penultimo romanzo dello scrittore, che gli dava più agio perché ambientato nella nostra città. La cosa non era poi così insensata, ma ha suscitato l’ilarità dell’ex giornalista, che ha trattato lo storico locale come uno stordito che non si accorge di avere l’orologio indietro.
Ha chiuso la rassegna lo scrittore, del cui intervento ricordo solo che ha detto – dopo aver sentito tutti – che non farà mai più presentazioni dei suoi libri. Conclusione epica.

Mario Benante

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