Giovani storici
crescono. E pubblicano i loro lavori. Il risultato è il

Nella prefazione al
volume, Giuseppe Restifo, citando Lucien Febvre, descrive lo storico
come uno che lavora sulla frontiera, con un piede di qua e uno di là,
fra il passato e il presente; concetto che appare ben chiaro ai
giovani autori di questa opera, i quali sembrano aver compreso la
necessità di conoscere il tempo trascorso per comprendere quello in
cui viviamo: «…colpisce un approccio che si può definire
“spontaneo”: per la gran parte di loro si tratta della prima
pratica storiografica; ma subito emerge come essi considerino i loro
risultati come un prodotto della “sudata” conoscenza del
passato».
I lavori prodotti
spaziano in un arco temporale vastissimo, che va dal medioevo al
novecento: il libro raccoglie infatti dodici saggi scritti da dieci
autori, che si occupano dei campi di ricerca più disparati. Due di
questi saggi sono del curatore Campagna: il primo, La schiavitù a
Messina nel Trecento, illustra la presenza di schiavi nella città
dello Stretto, gettando luce su un argomento molto poco noto agli
stessi studiosi. Più corposo è il secondo dei saggi di Campagna,
L’espulsione degli ebrei dalla Sicilia. Diaspora di uomini ed
identità, in cui si seguono le tracce delle vittime di quella
immane tragedia e il loro disperdersi lungo le varie rotte del
Mediterraneo.
Due testi li
presenta anche Alessandro Abbate: uno su un’attività tradizionale
della zona delle Madonie (Produzione, uso e commercio della manna
da frassino siciliana fra il XVII e il XIX secolo); l’altro
racconta la figura e le vicende di un socialista romagnolo, Nicola
Bombacci, negli anni che precedettero la nascita del PCI (Il Psi
attraverso la figura di Nicola Bombacci. Dagli ultimi anni di guerra
alla scissione di Livorno 1917-1921).
Procedendo in ordine
cronologico, si trova il saggio di Vincenzo Tedesco (Forme di
giustizia e dissenso religioso in Calabria e in Sicilia nel XVI
secolo), che illustra la diffusione della Riforma protestante
nelle regioni più meridionali d’Italia.
Marco Cesareo (Luca
Villamaci. Un artista messinese alla corte di Luigi XIV: proposte di
ricerca), prova a seguire le tracce del pittore e scultore,
probabile protagonista della rivolta antispagnola del 1674-78 ed
esule al ritorno degli spagnoli in città.
Ci avviciniamo ai
nostri giorni con la ricerca di Antonino Teramo (Ordini e
congregazioni religiose nella Diocesi di Messina negli anni
dell’arcivescovo Guarino), che si rivela un accurato studio
sula religiosità a Messina nello scorcio dell’800, al tempo
dell’ultimo cardinale alla guida della diocesi peloritana.
In Tra consenso e
dissenso: la Società Africana d’Italia e gli esordi della politica
coloniale italiana, Francesca Minissale ripercorre le tappe che
hanno condotto alla creazione dell’Africa italiana, ma anche della
costruzione del beneplacito popolare alla nascita dell’Impero.
La nascita
dell’irredentismo italiano e gli anni che portarono alla prima
guerra mondiale sono oggetto del lavoro di Marco Boncoddo, Fiume
1896-1914. La morte dell’idillio fiumano-magiaro e la nascita
dell’irredentismo italiano alla vigilia della Grande Guerra.
L’immane tragedia
umana rappresentata dalla guerra civile spagnola è analizzata in due
studi, per quanto con angolazioni molto dissimili. Marcello Raffa
(Mussolini e la guerra civile spagnola. L’aiuto del regime
fascista ai ribelli nazionalisti) indaga sui rapporti fra Italia
e Spagna e sul sostegno di Mussolini a Francisco Franco; Teresa Saccà
(I primi mesi della guerra civile spagnola da “La Gazzetta
quotidiano fascista della Sicilia e della Calabria”), dopo aver
passato in rassegna la più recente bibliografia sull’argomento, ne
segue i resoconti che ne fa un quotidano meridionale a diffusione
locale, offrendo un esempio dell’appoggio che, a sua volta, il
regime ebbe dalla stampa a proposito della sua partecipazione al
conflitto iberico.
Chiude il volume
Francesco Tigani, che in Briciole di umanesimo e scorie
democratiche, dopo aver analizzato le varie interpretazioni della
democrazia che si sono succedute nel tempo, ne scandaglia le
implicazioni filosofiche, a partire dai dialoghi socratici fino ad
arriv
are all’antipolitica militante di Beppe Grillo e dei suoi
“Vaffa”.
Gerardo
Rizzo
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